Rassegna stampa

La Cripta di Sant’Agnese in Agone torna a splendere con Webuild

Roma – 20/01/2024

Caratterizzare in maniera fluida gli ambienti, garantendo un’atmosfera intima con un’illuminazione che preserva gli affreschi. Si concretizza così il supporto del Gruppo Webuild alla riqualificazione della Cripta di Sant’Agnese in Agone, recentemente oggetto di un restauro parziale.

Il progetto di illuminazione artistica e architettonica donato dal Grupporientra nell’ Agenda Cultura, l’insieme dei progetti culturali promossi e organizzati da Webuild, e segue l’iniziativa “Superbarocco”, per cui il Gruppo lo scorso anno ha organizzato un concerto evento proprio nella Chiesa a Piazza Navona.

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La tutela delle opere

L’iniziativa ha permesso di restituire alla Cripta la sua atmosfera intima e suggestiva, rispettosa della storia del martirio della Santa grazie ad un complesso gioco di luci e ombre che garantiscono la sobrietà imposta dallo spazio e dalla storia drammatica che racchiude. 

Puntando a valorizzare le caratteristiche spaziali, architettoniche ed artistiche della Cripta di Sant’Agnese in Agone, l’illuminzione prevede la tutela delle opere presenti attraverso l’impiego di LED, sorgenti prive di emissioni UV ed a bassa emissione di calore, nel rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza per gli utenti e di conservazione delle superfici affrescate. 

La presenza di superfici pittoriche su tutte le superfici ha reso particolarmente complesso l’inserimento di elementi tecnologici e il contenimento dell’impatto visivo in uno spazio caratterizzato da altezze contenute.

Per mitigare l’impatto è stato quindi realizzato un sistema di apparecchi di illuminazione e di distribuzione elettrica disegnato e realizzato artigianalmente per adattarsi al luogo: tutti gli elementi tecnologici sono stati verniciati in sito da restauratrici con l’obiettivo di garantire un elevato livello di mimetizzazione.

Il sistema di illuminazione funzionale garantisce inoltre la fruizione degli spazi al fine di assicurare lo svolgimento delle funzioni previste. 

La Cripta di Sant’Agnese in Agone torna a splendere con Webuild | WeBuild Group


 

El Greco inaugura la preparazione del Giubileo 2025 a Roma

 

La mostra di El Greco (Candia, 1541 – Toledo, 1614) è ospitata nella Chiesa di Sant’Agnese in Agone a Roma e comprende tre capolavori dell’artista: “La Sacra Famiglia con Sant’Anna” (1590-1596), “Il Battesimo di Cristo” (1596-1600) e “Cristo che abbraccia la croce” (1590-1596). Questi dipinti, che appartengono a collezioni private, sono stati portati fuori dalla Spagna per la prima volta in questa occasione.

La cerimonia di apertura è stata presieduta da monsignor Rino Fisichella, proprefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. La mostra, che fa parte del programma “Il Giubileo è cultura”, una preparazione al Giubileo. Giubileo 2025 con numerose attività e proposte culturali, sarà aperta fino al 5 ottobre 2023 e potrà essere visitata tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00.

Il catalogo della mostra elogia l’artista di origine greca, sottolineando che “la pittura di El Greco è estremamente evocativa: ci sono scorci di paesaggio nei suoi quadri che potrebbero essere ritagliati e presentati con la firma di Paul Cézanne; altri evocano Claude Monet; alcune costruzioni nei suoi quadri e certe deformazioni anatomiche delle sue figure fanno pensare a Matthias Grünewald, o rimandano alle considerazioni degli espressionisti, per esempio Franz Marc, che vedevano in questo artista un modello. Inoltre, sono evidenti le tracce lasciate su El Greco dai dipinti di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Bassano e Correggio.

“La Sacra Famiglia con Sant’Anna” (1590-1596)

Il dipinto “La Sacra Famiglia con Sant’Anna” fu donato all’Ospedale San Juan Bautista di Toledo intorno al 1631. Questo tema era già stato trattato da El Greco in altri dipinti, tra cui una versione con Sant’Anna e San Giovanni Battista da bambino. Tuttavia, la versione dell’Ospedale è considerata la “più luminosa ed elegante”.

“Le analisi diagnostiche sul quadro hanno rivelato che sotto il volto della Vergine sta un disegno accurato, con le tracce di una paziente ricerca della bellezza ideale; (…) in quel volto è evidente la tensione di El Greco verso un’armonia perfetta, che doveva rendere visibile come la persona di Maria di Nazaret sia l’effetto dell’opera di salvezza compiuta da Dio, il primo miracolo di Cristo, l’esempio concreto di come l’essere umano diventi un capolavoro di bellezza spirituale profonda se congiunge pienamente la sua vita a quella del Figlio di Dio incarnato”, spiega il catalogo della mostra.

In quest’opera, San Giuseppe accarezza il piede del Bambino Gesù in un gesto che esprime “tenerezza ma sottolinea anche l’esperienza dell’Incarnazione: il figlio generato dalla sua sposa vergine, che egli sapeva di non aver contribuito a generare, non è l’apparizione inconsistente di un essere celestiale, ma un vero essere umano, dotato di carne sensibile come la nostra”.

“Il battesimo di Cristo” (1596-1600)

Il dipinto del “Battesimo di Cristo” proviene dall’altare principale della cappella dell’Hospital de Tavera di Toledo.

Le vesti di Cristo sono nelle mani degli angeli. Una di esse è rossa, come una delle vesti principali degli imperatori romani. L’altra veste è blu, a simboleggiare la natura divina di Gesù.

Il fatto che Cristo si tolga le vesti per entrare nell’acqua ha anche un valore simbolico: “Anzitutto, essa esprime l’umile spogliazione di Cristo, che rinunciò ad ogni splendore per venirci incontro da amico e per discendere nella nostra debolezza e nella nostra morte da cui risollevarci”. Anticipa anche il momento in cui Gesù viene spogliato delle sue vesti ai piedi della Croce. “L’immersione nelle acque dove i peccatori cercavano la purezza che scaturisce dall’intervento misericordioso di Dio trova compimento nell’immersione di Cristo nella sua passione e morte, opera suprema della divina misericordia che offre a tutti la possibilità della vera purificazione”, indica il catalogo.

“Cristo che abbraccia la croce” (1590-1596)

Il dipinto “Cristo che abbraccia la croce” si trovava nella chiesa di Santa Catalina a El Bonillo (Albacete). Fu identificato come opera di El Greco nel 1928, quando lo scultore Ignacio Pinazo e il giornalista Abraham Ruiz stavano selezionando i dipinti per l’Esposizione Iberoamericana di Siviglia del 1929. Poco dopo, esperti del Museo del Prado, tra cui Ángel Vegue e Goldoni, confermarono la paternità di El Greco. Alfonso Emilio Pérez Sánchez, direttore del Museo del Prado dal 1983 al 1991, ha datato l’opera tra il 1590 e il 1596, considerato il periodo più brillante del pittore.

La firma dell’artista appare due volte sul dipinto, in latino e in greco. Ciò induce i critici a ritenere che si tratti del prototipo originale utilizzato da El Greco per le repliche successive.

Non si sa come quest’opera abbia potuto raggiungere El Bonillo, l’unico villaggio di Albacete ad avere un’opera di El Greco. Si sa però che all’epoca la parrocchia di Santa Catalina era una delle più ricche dell’arcidiocesi di Toledo e che il suo parroco tra il 1595 e il 1631, don Pedro López de Segura, era un grande appassionato d’arte (nel suo testamento e nel suo inventario compaiono 218 dipinti). Si sa anche che conosceva personalmente El Greco e che aveva stretto amicizia con lui. Don Pedro partecipava anche alle serate letterarie del Palazzo Buenavista, che El Greco frequentava. Lì incontrò anche Miguel de Cervantes. Tra i dipinti elencati nell’inventario del testamento del parroco di Santa Catalina ce n’era uno descritto come “Cristo che porta la croce”.

Anche se non si sa con certezza, è possibile che si tratti del “Cristo che abbraccia la croce” di El Greco, attualmente esposto a Roma.


Giubileo 2025: Roma, a Sant’Agnese in Agone il 6 settembre l’inaugurazione della mostra con i capolavori di El Greco

Di Filippo Passantino, AgenSIR

Mercoledì 6 settembre, alle 18, si terrà l’inaugurazione della mostra “I Cieli aperti. El Greco a Roma” del pittore spagnolo El Greco (Candia, 1541 – Toledo, 1614) nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, alla presenza di mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Nella chiesa di piazza Navona saranno esposti, fino al 5 ottobre 2023, tre capolavori del celebre artista del Rinascimento spagnolo, che per la prima volta lasciano la Spagna, appartenendo a collezioni private: La Sacra Famiglia con Sant’Anna (Toledo, Hospital de Tavera), Il Battesimo di Cristo (Toledo, Hospital de Tavera), Cristo abbracciato alla Croce (El Bonillo, Museo Paroquial). La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 21.
L’iniziativa si inserisce all’interno del programma “Il Giubileo è cultura”, ricco di eventi culturali in preparazione al Giubileo 2025. “I Cieli aperti. El Greco a Roma” è uno dei primi momenti di grande arte che apre un “pellegrinaggio” di bellezza verso l’Anno Santo.


Il metodo CNT e la scienza per il problema dell’umidità di risalita nei piani terra e nei piani interrati.

Di Maria Luisa Zerilli, Facility Manager CNT

È definita la chiesa del mondo. Da tutto il mondo i pellegrini raggiungono Roma e la Basilica di Santa Agnese in Piazza Navona. Sotto la iconica piazza al di sotto della Basilica c’è una cripta mistica, della martire più giovane di tutti i nostri martiri, quasi bambina, Santa Agnese. Una storia che tocca il cuore. Gli ambienti totalmente ipogei sono nati da alcune aule dallo Stadio dell’Imperatore Domiziano 86 d.C. La cripta è stata ristrutturata e restaurata più volte, senza risolvere mai il problema dell’umidità. Nel 1653 il Borromini operò il più importante restauro e poi altri interventi di restauro fino ai giorni nostri ma pitture e affreschi raffiguranti immagini della vita della Giovane Fanciulla Agnese e del suo martirio ritornavano sempre ad essere quasi illeggibili per levata umidità di questa cripta. Nel 2017 su iniziativa dell’ Ing. Luca Mazzola, Presidente Onorario di EMASST, affiancato dal Rettore della Basilica Mons. Paolo Schiavon, parte altro progetto di restauro con la priorità di intervenire sull’umidità, perché altrimenti qualsiasi restauro sarebbe stato inutile. Il progetto prevede uno speciale impianto di trattamento microclimatico di temperatura, l’umidità ambientale e sanificazione dell’aria in uno stato di equilibrio. Tutto ciò non sarebbe comunque stato mai risolutivo senza eliminare l’umidità muraria di risalita sia per i pavimenti che per le murature romane interrate. Dopo tutti i tentativi falliti su umidità estrema come questa, cosa può veramente garantire la riuscita di questa sfida? Il percorso scientifico e la ricerca applicata del Gruppo di ricerca del CNT- APPs su un gran numero di Cripte in Italia come la Cripta di San Zeno a Verona, la cripta di Sant’Ambrogio a Milano, rappresentava la garanzia della riuscita anche per la Cripta di Santa Agnese. Nel 2020 si installa la CNT, si interrompe in quel preciso momento il fenomeno dell’umidità di risalita e inizia l’evaporazione naturale dell’acqua contenuta nelle murature della Cripta. A deumidificazione avanzata nel 2022 inizia il restauro ad opera di Rita Rivelli, restauratrice molto affermata a Roma, che insieme al suo team fa un lavoro straordinario per riportare al suo splendore originario la cripta con le sue pitture e gli affreschi che raccontano la storia di Agnese. Il lavori sono ancora in corso per un’altra parte della Cripta, ma la strada intrapresa è quella giusta. Una bella storia, una storia a lieto fine che può essere raccontata e vissuta da esperti e professionisti del settore, docenti universitari. Il 26 di Settembre è stato programmato un laboratorio di Efficacia condiviso da vari esperti. per riflessioni tecniche e scientifiche sul valore della conservazione degli edifici storici liberati dall’umidità di risalita con la Tecnologia a Neutralizzazione.


La sanificazione ed il restauro della Cripta di Santa Agnese in Agone

Di Maria Luisa Zerilli, Facility Manager CNT

La chiesa più iconica di Roma è la Basilica di Santa Agnese in Agone, a Piazza Navona. Opera di Francesco Borromini.

La cripta, luogo del martirio di Sant’Agnese si trovava in una situazione molto grave a causa di diverse forme di umidità. Una situazione di forte umidità ambientale, a volte oltre al 90%, una umidità di risalita esagerata con enorme quantità di acqua in evaporazione e la mancanza di ricambio di aria, portava in sofferenza questi preziosi luoghi affrescati.

Per fortuna, le scelte progettuali di risanamento sono state fatte bene e sono state applicate le tecnologie più avanzate per la conservazione e il Restauro, con la massima professionalità dell’𝙄𝙣𝙜. 𝙇𝙪𝙘𝙖 𝙈𝙖𝙯𝙯𝙤𝙡𝙖 e la preziosa attenzione di 𝙈𝙤𝙣𝙨𝙞𝙜𝙣𝙤𝙧 𝙋𝙖𝙤𝙡𝙤 𝙎𝙘𝙝𝙞𝙖𝙫𝙤𝙣, Rettore  della  Basilica.

Prioritariamente è stata condotto un attento studio diagnostico dello stato di fatto, eseguito dal 𝘿𝙤𝙩𝙩. 𝙋𝙞𝙚𝙧𝙤 𝘾𝙞𝙘𝙘𝙞𝙤𝙡𝙞 del CNR  e successivamente sono state installate quindi sia la CNT Tecnologia a Neutralizzazione di Carica per interrompere la risalita capillare,  che la Tecnologia ADECO per un ricambio di aria mirato ed equilibrato alla conservazione con l’abbattimento delle sostanze inquinanti.

Parallelamente un team di restauro diretto dalla 𝘿𝙤𝙩𝙩.𝙨𝙨𝙖 𝙍𝙞𝙩𝙖 𝙍𝙞𝙫𝙚𝙡𝙡𝙞 sta facendo uno splendido lavoro per riportare alla luce le bellezze di questa cripta, accompagnando il restauro fino alla sua completa deumidificazione.

I risultati di oggi superiori alle aspettative.

Il microclima enormemente migliorato, e dalle prime indagini di può affermare una riduzione superiore al 40% di umidità di risalita con un solo anno di applicazione della CNT di DOMODRY, mentre l’impianto della RIELCO, svolge il suo compito prezioso di ricambiare l’aria in modo equilibrato con il controllo della temperatura.

La prossima tappa di studio e di verifica è stata programmata per il 2023. Il trend iniziale positivo potrà essere riconfermato e il collaudo finale previsto per il 2024.

È stata una gioia percepire oggi la soddisfazione di Monsignor Schiavon che si è reso conto di aver intrapreso la giusta strada per portare a compimento il restauro di un luogo unico al mondo e del quale sente la massima responsabilità di consegnarlo alle future generazioni nel miglior stato possibile. Sano e salubre, decoroso, risanato dall’umidità applicando i più alti principi di restauro e conservazione insieme alle tecnologie più all’avanguardia.

#tecnologia #restauroeconservazione #domodry #rielco #Adeco #umiditadirisalita #umiditaambientale #cntapps


MERCOLEDI 20 APRILE 2022

CONCERTO WEBUILD IN SANTA AGNESE IN AGONE

ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA

https://motori.ilmessaggero.it/video/adnkronos/concerto_barocco_con_il_maestro_pappano_nella_chiesa_di_sant_agnese_in_agone_a_piazza_navona-6644608.html

“Le Meraviglie” – Claudio Strinati racconta il Barocco (webuildgroup.com)

 

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Cardinale Müller: Europa deve imitare la testimonianza coraggiosa di Sant’Agnese

Cardinale Müller: Europa deve imitare la testimonianza coraggiosa di Sant’Agnese di Edward Pentin – National Catholic Register, 21 gennaio 2020

Per combattere il neopaganesimo in Europa e garantire il futuro del continente, i cattolici devono seguire l’esempio di Sant’Agnese di Roma e testimoniare coraggiosamente la fede, ha affermato il Cardinale Gerhard Müller.
Riferendosi alle recenti controversie, il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede ha anche affermato che “è più meritevole di fiducia un politico che tiene in alto il rosario in un gesto simbolico, di uno che abbatte la croce di Cristo con un gesto concreto”.
Il Cardinale Müller ha fatto i commenti durante l’omelia nella sua chiesa titolare di Sant’Agnese in Agone a Roma questa sera nel giorno della festa della santa del terzo secolo.
Ha ricordato, come i cattolici ammirano l’”eroismo” di Sant’Agnese, che ha sofferto il martirio all’età di 12 anni durante il regno dell’imperatore romano Diocleziano, e che “già da bambina Agnese seppe distinguere chiaramente tra l’unico vero Dio e i tanti falsi idoli venerati dai pagani”.
Ricordando come anche altri primi cristiani hanno sacrificato la propria vita per portare la fede nell’antica Roma pagana, il Cardinale tedesco ha osservato che “molti uomini del nostro tempo hanno dimenticato o deliberatamente tagliato le loro radici cristiane” e stanno seguendo “una religione sostitutiva neo-pagana, hanno iniziato di nuovo ad ‘assolutizzare’ il cosmo, il nostro pianeta, l’evoluzione, il world wide web, la tecnologia. Si comportano come se queste realtà passeggere potessero dare all’uomo la ragione ultima e il sostegno di cui ha bisogno. Nella loro stoltezza pagana si congratulano per la presunta ‘conoscenza scientifica’ che l’uomo sia solo un animale e la morte la fine di tutto”. Ma Sant’Agnese, ha detto, “incoraggia anche noi qui a Roma ed in Europa, a professare la nostra fede cattolica pubblicamente e senza aver paura degli uomini”. “Solo nel Cristianesimo c’è un futuro per l’Italia, il neopaganesimo invece condurrà alla sua rovina certa”, ha continuato, aggiungendo che “ogni possibile dialogo con l’anziano Scalfari è fiato sprecato se l’ateo, nella sua confusione, ne trae la conclusione che il Papa avrebbe negato la divinità di Cristo”.
Il Cardinale si riferiva alle frequenti interviste di Papa Francesco al 95enne fondatore ateo comunista del quotidiano italiano La Repubblica. In uno degli incontri più recentemente riportati, Scalfari ha affermato, che il Papa non crede nella risurrezione corporea di Cristo, ma nella “parvenza di uno spirito”. La Santa Sede ha detto che il rapporto di Scalfari dell’intervista, che come altri non è stato registrato, non sono un “resoconto fedele” di ciò che è stato detto, ma piuttosto una “interpretazione personale e libera”.
Il Cardinale Müller ha affermato che tali interviste sono “fiato sprecato” perché “per quale altra ragione il vescovo romano è il Papa di tutta la Chiesa cattolica, se non perché confessa giorno e notte, con san Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16)?”.
Ha continuato a sollecitare i cattolici “a collaborare con tutti coloro spiritualmente e moralmente in grado di assumersi la responsabilità per il futuro economico, politico, culturale e religioso dell’Europa. L’unica fonte da cui sgorga l’acqua pulita per la rinascita della Città Eterna e di tutta l’Italia è l’immagine cristiana dell’uomo”.

 

Il Cardinale Müller ha quindi alzato un rosario e ha affermato che “è più meritevole di fiducia un politico che tiene in alto il rosario in un gesto simbolico di uno che abbatte la croce di Cristo con un gesto concreto”.
Le sue parole si riferivano ad una controversia dell’anno scorso, quando l’ex vice primo ministro italiano Matteo Salvini, durante i suoi discorsi pubblici ha spesso esposto un rosario per mostrare la sua identità cattolica e ha proposto di rendere obbligatoria l’esposizione dei crocifissi negli spazi pubblici.
Salvini è stato fortemente criticato dall’aiutante papale Padre gesuita Antonio Spadaro, il quale ha twittato che “la croce è un segno di protesta contro il peccato, la violenza, l’ingiustizia e la morte” e “mai un segno di identità”. Padre Spadaro ha anche denunciato l’uso del Rosario in quello che vedeva come una campagna politica.
Anche il Cardinale Reinhard Marx, Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, si è opposto simili proposte per rendere obbligatoria l’esposizione di crocifissi all’ingresso di tutti gli edifici pubblici bavaresi nel maggio 2018, guadagnando l’opprobrium da parte di alcuni leader della Chiesa.
Il Cardinale Müller ha espresso simpatia per Salvini in passato, dicendo l’anno scorso che è meglio parlare con lui e notando che era “curioso che il Papa abbia ricevuto la gente più secolarista, e non Salvini”. Bisogna “parlare con tutti in un spirito di fraternità”, ha detto.
Nell’omelia, il Cardinale Müller ha osservato che “il neopaganesimo nega la concezione dell’uomo come immagine di Dio, esso si rivela anche ostile alla vita. Il Cristianesimo invece ci insegna che ogni vita umana è sacra dal momento del concepimento fino all’ultimo respiro”.
Ha aggiunto che “per un cristiano non valgono né le ideologie politiche di destra né quelle di sinistra; egli non si lascia sedurre dalle religioni neopagane della natura o accecare dall’ateismo di stampo neoliberale e neomarxista. A un cattolico maturo non si deve dire per quale politico democratico debba votare oppure no”, ha spiegato. “Chi crede in Dio conosce un solo comandamento: l’amore di Dio e del prossimo”.
Il Cardinale ha chiuso sottolineando che “l’Italia e l’Europa avranno un futuro soltanto se punteranno su un rinnovamento culturale, morale e religioso nella fede in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente. Attraverso la sua resurrezione dai morti ha vinto l’odio, il peccato e la morte. E nel segno della Sua Croce si colloca anche la rinascita dell’Italia cattolica”.
Ha terminato con una supplica: “Sant’Agnese prega Dio per i tuoi romani, per l’Italia cattolica e per l’Europa cristiana. Amen”.


Schiavon: scoprire nuovi orizzonti della fede

Schiavon: scoprire nuovi orizzonti della fede

«Credenti e non credenti provengono da una esperienza collettiva mai vista prima, fatta di privazioni e di angoscia» ma in questo contesto la solennità dell’Ascensione del Signore «è fonte di speranza». Così monsignor Paolo Schiavon, vescovo ausiliare emerito della diocesi di Roma e rettore della chiesa Sant’Agnese in Agone, nell’omelia della Messa celebrata ieri, domenica 24 maggio, nella basilica di piazza Navona e trasmessa da Rai1.

La festa celebrata ieri ha coinciso quest’anno con la data della prima liturgia domenicale in presenza del popolo dopo le Messe a “porte chiuse” per rispettare le misure restrittive al fine di contenere la pandemia da coronavirus. Non sono mancate però le liturgie in diretta tv o in streaming sui social per permettere agli ammalati o a chi è impossibilitato ad uscire di casa di celebrare la festa che segna l’inizio della storia della Chiesa.

Tra queste la Messa trasmessa da Rai Uno dalla chiesa che sorge sul luogo in cui, secondo la tradizione, Agnese fu martirizzata all’età di dodici anni nello stadio di Domiziano durante la persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano. Nella domenica che precede la Pentecoste si celebra anche la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, l’unica “giornata” istituita dal Concilio Vaticano II, giunta alla 54ma edizione, e all’inizio della liturgia monsignor Schiavon ha ricordato quanti operano nel campo delle comunicazioni e nel mondo delle nuove tecnologie.

Prima di salire al Padre, Gesù invita i suoi apostoli ad essere testimoni e annunciatori del Vangelo e indica «il destino a cui siamo chiamati, il cielo», ha spiegato il presule aggiungendo che nel destino di Cristo «è segnata la destinazione degli uomini». La solennità dell’Ascensione deve essere per il cristiano uno sprono a «guardare lontano, a pensare in grande, a scoprire orizzonti nuovi nella fede» soprattutto nella società odierna caratterizzata dalla concretezza, dal “tutto e subito” e dall’assenza di «mete a lungo raggio». Per monsignor Schiavon «i problemi ecclesiali e sociali non si possono risolvere con idee troppo concrete, bisogna aprire il cuore e l’intelletto». L’invito del vescovo emerito è quindi quello di coltivare ideali e condividere valori profondi quali la solidarietà e la fratellanza in un contesto sociale in cui «sembra ci sia contrazione di fiducia verso il futuro e dove sembra serpeggi la disaffezione a nutrire ideali e spinte di grande valore morale».

Il cristiano è chiamato a vivere questo periodo di pandemia non da «inerte» ma testimoniando «con più intensità e verità» l’attenzione verso il prossimo. Nessuno può salvarsi da solo ed è possibile guardare al futuro solamente proteggendosi a vicenda. «Il dono che potete offrire – ha aggiunto -, consiste nel diffondere intorno a voi quella serenità che nasce dalla percezione del senso della vita. Essere onesti, giusti e sinceri è un primo grande servizio di evangelizzazione». Per il presule un laico può confortare chi gli sta attorno semplicemente credendo in ciò che fa nel campo familiare e professionale e nelle relazioni di amicizia. È urgente testimoniare nel quotidiano i valori che contano nella vita, ha concluso, perché oggi «è molto diffuso il dubbio se valga o meno la pena di vivere con un certo ordine o non sia piuttosto il caso di lasciarsi vivere alla rinfusa e secondo le attrazioni del momento. Questa incertezza esistenziale, questo pessimismo sulla vita è causa di disimpegno, frustrazione, noia, ricerca continua di evasione».


Card. Müller, Sant’Agnese Con Il Sangue Della Sua Giovane Vita Ha Testimoniato Cristo

Martedì 21 gennaio 2020 è stata celebrata a Roma, presso la Chiesa di Sant’Agnese in Agone a piazza Navona, una Solenne Santa Messa in onore della tredicenne Sant’Agnese, tra le prime martiri del Cristianesimo. Insieme al Rettore,S.E.R. Mons. Paolo Schiavon, Vescovo ausiliare emerito di Roma, ha concebrato S.Em,R. il Signor Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Diacono del titolo di Sant’Agnese in Agone, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, Balì Gran Croce di Giustizia e Gran Priore dell’Ordine Costantiniano. Ha animato il Solenne Rito, il Coro di Sant’Agnese in Agone diretto da Paolo Teodori.A questa importante occasione il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio non poteva far mancare la propria presenza. Oltre ad alcune alte cariche della Real Commissione per l’Italia, sono intervenuti Cavalieri e Dame provenienti dalla Delegazione di Roma e Città del Vaticano e dalla Delegazione della Tuscia e Sabina. Inoltre, erano presenti il Presidente della Real Commissione per il Regno Unito, S. E. Francesco Moncada dei Principi di Paternò e il Delegato per la Repubblica di San Marino, Dott. Cesare Tabarrini.

Il Cardinale Müller fu nominato da S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Cas di Borbone delle Due Sicilie, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, con Decreto del 16 dicembre 2018, quale Gran Priore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, in successione al Cardinale Dario Castrillon Hoyos, compianto Gran Priore fino alla sua scomparsa il 18 maggio 2018.
Sant’Agnese in Agone fu istituito come titolo cardinalizio da Papa Leone X il 6 luglio 1517, fu soppresso da Papa Innocenzo XI il 5 ottobre 1654 e trasferito a quello di Sant’Agnese fuori le mura.

Nel 1998 Giovanni Paolo II lo riammise come diaconia.In un discorso del 20 gennaio 2012, Papa Benedetto XVI disse su Sant’Agnese, che un testimone credibile della fede deve essere una persona che vive per Cristo, con Cristo e in Cristo, trasformando la propria vita secondo le esigenze più alte della gratuità.
Nell’omelia pronunciata durante la Santa Messa, il Cardinale Müller ha affrontato molti temi del mondo attuale, prendendo insegnamento dalla storia della giovane martire Sant’Agnese: “Ciò che ci affascina nei giovani d’oggi non è soltanto il loro aspetto grazioso, ma anche il loro rendimento sportivo o scolastico e la loro apertura al futuro. Alcuni diventano persino dei modelli per la loro generazione. (…) La dodicenne fanciulla romana Agnese, invece, non è un idolo effimero del suo tempo, ma un ideale imperituro della fede cristiana. Ella ancora oggi, 1700 anni dopo la sua morte, non è dimenticata. I cattolici di tutto il mondo ammirano questa ragazza per il suo eroismo e la venerano come santa. (…) Già da bambina Agnese seppe distinguere chiaramente tra l’unico vero Dio e i tanti falsi idoli venerati dai pagani. Il mondo è stato creato per l’uomo, gli serve da abitazione e fonte per procurarsi il cibo. L’uomo esiste in virtù di se stesso ed è creato naturalmente orientato verso Dio, Colui nel quale soltanto il nostro cuore trova riposo. Coloro che sono creati a immagine e somiglianza di Dio vivono nella consapevolezza della loro dignità di essere figli e figlie di Dio. E perciò non temiamo né le forze distruttive della natura, né i capricci del destino o l’ira dei tiranni. Non pratichiamo un culto della personalità dei ricchi, belli e potenti. La gloria del mondo è passeggera e tutti gli uomini sono mortali. (…) Con il sangue della sua giovane vita, Sant’Agnese ha testimoniato Cristo, Figlio di Dio e unico Salvatore del mondo. E così ella incoraggia anche noi qui a Roma ed in Europa, a professare la nostra fede cattolica pubblicamente e senza aver paura degli uomini. La fede degli Apostoli Pietro e Paolo è la radice della cultura che, da Roma e dall’Italia, ha raggiunto tutta l’Europa, conferendole la sua identità cristiana. Solo nel Cristianesimo c’è un futuro per l’Italia, il neopaganesimo invece condurrà alla sua rovina certa. (…) L’Italia e l’Europa avranno un futuro soltanto se punteranno su un rinnovamento culturale, morale e religioso nella fede in Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente. Attraverso la sua resurrezione dai morti ha vinto l’odio, il peccato e la morte. E nel segno della Sua Croce si colloca anche la rinascita dell’Italia cattolica”.Il Cardinale Müller ha concluso la sua omelia con una supplica alla martire ragazzina che fu sgozzata come un agnello: “Sant’Agnese, prega Dio per i tuoi romani, per l’Italia cattolica e per l’Europa cristiana.

Card. Müller, Sant’Agnese con il sangue della sua giovane vita ha testimoniato Cristo


Morricone e Bach

Ennio Morricone, il grande compositore che tutti ben conosciamo, soprattutto per i western all’italiana e la sua collaborazione con Sergio Leone. Ma di colonne sonore ne ha scritte tante per grandi registi italiani e non, come Brian De Palma, Oliver Stone, Mike Nichols, Quentin Tarantino ed altri (ricordo qualche titolo: “Per un pugno di dollari”, “Sacco e Vanzetti”, “I giorni del cielo”, “Mission”, “Nuovo cinema paradiso”, “The Hateful Eight”) . E di premi ne ha avuti nel corso della sua lunga e prolifica carriera, Golden Globe, Grammy Awards, Nastri d’Argento, Oscar, Leon d’Oro alla carriera, fino alla Gran Croce al merito della Repubblica Italiana. Un musicista che ha composto anche musica a carattere sacro, questa meno nota al grande pubblico ma comunque di notevole livello, come la “Missa Pape Francisci”, nel 2015. Dunque uno straordinario impegno artistico che ha meritato un ulteriore riconoscimento, la Medaglia d’oro del Pontificato consegnata dal Cardinale Gianfranco Ravasi in qualità di delegato di Papa Bergoglio. La cerimonia si è svolta nella chiesa di Sant’Agnese in Agone nell’intervallo fra le due parti della “Passione secondo San Giovanni” di Bach e, nel suo discorso, il Cardinal Ravasi ha usato una bellissima similitudine, citando la biblica Scala di Giacobbe e la scala musicale. Entrambe sono “verticali”, perché entrambe proiettano verso l’alto, ed è proprio quello che avviene ascoltando Bach, la sua immensità che ti riempie l’anima.All’interno della vasta produzione di musica sacra, Cantate, Messe, Oratori (ma tutta la musica di Bach è intrisa di profonda religiosità), la “Passio secundum Johannes” segue di pochi anni quella secondo Matteo. L’obiettivo era rappresentare i quattro Evangelisti e infatti esistono altre due Passioni, ma l’attribuzione è incerta, sicuramente apocrifa quella di Luca e ricostruita quella di Marco (la musica è perduta ma rimane il libretto che ne ha permesso varie versioni). E veniamo a quella eseguita nella splendida cornice barocca di Sant’Agnese in piazza Navona, che si ispira ai capitoli 18 e 19 del Vangelo di Giovanni. Un Vangelo che, rispetto agli altri, si propone come più incentrato sulla figura umana di Cristo e la sua sofferenza, la cattura nell’Orto degli Ulivi, la traduzione innanzi a Pilato, la ritrosìa di quest’ultimo a condannarlo e infine il supplizio della croce. Anche se l’impianto generale risulta meno imponente della “Matthaus Passion” e meno drammatico, tuttavia il pathos non manca, soprattutto nei passaggi affidati al coro che enfatizza i momenti più cupi della Passione. Il tono prevalente è come un grigio sfumato, la mestizia che si effonde sin dal coro iniziale, poi ripresa dal recitativo, la voce dell’Evangelista che narra l’irruzione dei soldati nell’Orto e la cattura di Gesù.Di nuovo il coro, quasi un grido ripetuto più volte, “Jesum von Nazareth!”, e gli archi sottolineano il clima di intensità emotiva che, progressivamente, stempera in una quieta malinconia, la rassegnazione, perché tutto è già scritto. Così nei corali che s’intervallano alle arie dei solisti, soprattutto la bellissima aria per soprano (“Mein Leben, mein Licht”, mia vita, mia luce). La negazione di Pietro s’intreccia con l’esposizione di Gesù al Sinedrio e quella successiva con Pilato, il quale non trova in lui alcuna colpa. E qui canto e musica hanno come un’impennata, in particolare il coro che esplode in un grido di condanna, comunque (canto e musica si fondono a spirale, un pezzo notevole). Ma nonostante i suoi sforzi Pilato non riesce ad evitare il supplizio di quello che reputa un uomo giusto, la folla preferisce Barabba e così, dopo i momenti della rabbia, ritorna quel clima di quieta malinconia, che s’incarna in una struggente aria per tenore. Ora tutto precipita, il ritmo stesso dell’oratorio diventa a tratti convulso, con passaggi del coro quasi in fugato (“Crocifiggi! Crocifiggi!”). Il dramma è al suo epilogo, sul Golgotha si consuma ciò che era scritto e tutto si placa nel corale di chiusura che è uno sguardo lanciato oltre la morte.Non certo facile l’esecuzione di un’opera così complessa affrontata con decisione dall’Orchestra Barocca InCanto diretta da Fabio Maestri coadiuvato dalla Corale Armerina diretta da Gabriele Catalucci e il Coro da camera Canticum Novum diretto da Fabio Ciofini. Inoltre Patrizia Polia, soprano, Elisabetta Pallucchi, contralto, Roberto Mattioni, tenore, Federico Benetti, basso. Dario Ciotoli è Cristo e Carlo Putelli l’Evangelista. Un ottimo lavoro di squadra con momenti anche intensi, la cui gamma cromatica è come riverberata negli affreschi della cupola, la gloria di Sant’Agnese, un vortice di figure dovute all’estro di Ciro Ferri, allievo del grande Pietro da Cortona. La vertigine del Barocco.

Antonio Mazza, 21 aprile 2019, www.newsartecultura.it

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DICONO DI NOI


NEW YORK TIMES:

Best Deal on a Cultural Event
Many of Rome’s most stunning churches and palazzi are regularly the sites of free or low-price classical music performances. Among the best of these is the concert series in the Borromini Sacristy of the Sant’Agnese in Agone church in the Piazza Navona. There, every Sunday, you can enjoy music by the likes of Haydn, Chopin, Schumann or Mozart….

Brian Wingfield, 23 Aprile 2006


LA REPUBBLICA

Sant’Agnese in Agone – Lo swing di Pieranunzi riempie il jazz di poesia
Pianista in grado di swingare con energia e freschezza e di non perdere mai capacità poetica, Enrico Pieranunzi è jazzista tra i più attivi ed eclettici, e sarà in concerto oggi nella Basilica di Sant’Agnese a Piazza Navona. Il concerto, che fa parte del ciclo di “Concerti nella Sagrestia del Borromini”, sarà dedicato ai temi sviluppati nel suo recente album “Con infinite Voci”….
Felice Liperi, 3 Dicembre 2006

dopo il successo della scorsa stagione dei concerti nella Sagrestia della splendida chiesa di Sant’Agnese in Agone, opera del Borromini, in piazza Navona davanti la fontana del Bernini, anche quest’anno l’associazione Musica a Piazza Navona ha deciso di riproporli…
2006

Il violino di Brodsky risuona a Sant’Agnese: Annessa alla chiesa di Sant’Agnese in Agone, splendido lavoro del Borromini, sta la Sagrestia, anche questa del Borromini dove da qualche tempo si svolgono i concerti domenicali dell’Associazione Musica a piazza Navona, che inaugura oggi la stagione autunnale. La apre un famoso violinista russo, Vadim Brodsky (…)”
Landa Ketoff, 31 ottobre 2004

“Sonata per un Barone firmata da Beethoven: dopo il successo della scorsa stagione dei concerti nella Sagrestia della splendida chiesa di Sant’Agnese in Agone, opera del Borromini, in piazza Navona davanti la fontana del Bernini, anche quest’anno l’associazione Musica a Piazza Navona ha deciso di riproporli (…)”
Landa Ketoff, 2 novembre 2003

“Una giovane pianista per i concerti domenicali: Nella stupefacente cornice di Piazza Navona, dove si svolgevano gli agoni capitolini, dove avvenne il martirio di Sant’Agnese, si erge la Chiesa che si chiama appunto Sant’Agnese in Agone, uno dei capolavori del Borromini. La Sagrestia, ospita un ciclo di concerti domenicali che durerà fino al 30 marzo (…)”;
Landa Ketoff, 5 marzo 2003


IL TEMPO

Dal barocco al jazz tornano i concerti in piazza Navona
E’ davvero uno dei «salotti» più belli di Roma, una delle sale più congeniali all’ascolto della musica. Si tratta della preziosa Sagrestia del Borromini, che fa da dependence alla Chiesa di Sant’Agnese in Agone, progettata dai due Rainaldi e modificata genialmente dal Borromini. Da cinque anni ospita la rassegna concertistica dal titolo Musica a Piazza Navona frequentata da molti stranieri e musicofili romani. Si inaugura domani sera con una storica istituzione musicale come l’Orchestra Sinfonica Abruzzese che, sotto la guida di Vittorio Antonellini, propone un medaglione mozartiano comprendente la mirabile Sinfonia concertante K 364 per violino e viola, la giovanile Sinfonia K129 e il Concerto per flauto. La stagione proseguirà poi con ritmo settimanale (ogni domenica alle ore 17) con le fascinose Voci dal Nord Europa (in programma pagine islandesi, Grieg e Sibelius) il 22 ottobre, con una Serata jazz (29 ottobre) affidata al duo Gwis-Pirozzi, con il valente duo Caiolo-De Zan tra Mozart e Strawinsky (5 novembre), con il pianista Antonio Di Cristofano tra Schumann e Brahms (12 novembre). E poi il 19 novembre con il Romabarocca Ensemble, il controtenore Mario Bassani e il soprano russo Alla Gof, distintasi recentemente nella Didone abbandonata di Galuppi allo Sperimentale di Spoleto, in un repertorio settecentesco tra Vivaldi, Albinoni, Lotti e Haendel. Il 26 sarà la volta del Trio Parsifal e il 3 dicembre dell’eccellente pianista jazz Enrico Pierannunzi. Per le feste infine L’opera in salotto (a Natale) col pianista Giuseppe Tabanti, il sassofonista Enzo Filippettin (S. Stefano) ed il Concerto di Capodanno col duo Zurletti-Novarino (violoncello-pianoforte).
Lorenzo Tozzi, 14 Ottobre 2006

Roma sembra offrire cornici invidiabili alla grande musica. Sino al punto da non capire se la cornice sia più pregevole del quadro o viceversa. Un esempio in cui quadro e cornice si sposano pregevolmente è quello dei concerti proposti nella Sagrestia del Borromini della chiesa di Sant’Agnese in Agone…
2006

“L’appuntamento: Rodolfo Bonucci, concerto in Sagrestia”
Per i concerti nella Sagrestia del Borromini a Sant’Agnese in Agone, domenica alle 17,30 si terrà il concerto del violinista da giugno 2004 è accademico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (…)”
21 gennaio 2005

“Duo pianistico in Sant’Agnese in Agone: gli spazi caratteristici e suggestivi della chiesa di Sant’Agnese in Agone, in piazza Navona, faranno da sfondo ideale al concerto che avrà luogo stasera, alle 17,30, nella Sagrestia del Borromini. Ad esibirsi in una favolosa performance musicale il duo pianistico Brusco – Scolastra”
2 gennaio 2005“Musica da camera nella Sagrestia del Borromini”
Alla suggestione della meravigliosa cornice architettonica con la berniniana fontana dei fiumi ed alla chiesa di S.Agnese del Borromini, si aggiunge ora la possibilità di ascoltare la domenica mattina della buona musica, grazie all’iniziativa di giovani musicisti in un luogo storico come la sagrestia della stessa Sant’Agnese disegnata del Borromini (…)”
Lorenzo Tozzi 23 febbraio 2003


LA STAMPA
Petit tour musicale fra chiese, basiliche, palazzi e teatri
Nella chiesa di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona, nella Sagrestia del Borromini, matinée musicali con Pamela Sensi al flauto e Katia Catarci all’arpa che eseguiranno musiche di Mozart, Dalla piccola, Massenet, Bizet. I concerti della domenica mattina a Sant’Agnese dureranno tutto maggio e tutto giugno. (…)
18 maggio 2003


L’AVVENIRE
…Ci saranno artisti classici illustri come il violinista Vadim Brodsky, che terrà un recital per violino solo, e come il violinista Felix Ayo e la pianista Lya de Barberiis (allieva di Casella, concerti con Gavazzeni, Maazel)…
2006“Sant’Agnese in Agone: i concerti in Sagrestia”
L’emozione di visitare una delle più belle sagrestie d’Italia, quella della chiesa di Sant’Agnese in Agone, ascoltando le note di un brano di musica da camera. Ogni domenica pomeriggio alle 18.00 questo suggestivo luogo ospiterà i concerti per pianoforte promossi dall’associazione Musica a Piazza Navona.
Marina Tomarro


IL MESSAGGERO

“Dai grandi classici a Jarret, un pomeriggio musicale”
E’ uno dei concerti più attesi di Musica a Piazza Navona, la stagione che si svolge nello splendido scenario della Sagrestia del Borromini presso la Chiesa di Sant’Agnese in Agone. Oggi alle 17.30 suonano in Duo il violinista Felix Ayo e la pianista Lya de Barberiis: due artisti sulla breccia da molti anni. Ayo , accademico di Santa Cecilia, fa parte dalla fondazione del prestigioso “Quartetto Beethoven”(uno dei migliori quartetti con pianoforte esistenti) ed è stato tra i fondatori della celebre orchestra da camera “I Musici”; la De Barberiis, già allieva di Casella, hs dsto concerti per le più importanti istituzioni e ha collaborato con bacchette illustri come Giannandrea Gavazzeni e Lorin Maazel. In programma due pezzi forti del grande repertorio cameristico per violino e pianoforte: la sonata in fa magg. op.24 “La primavera” di Beethoven e la sonata in la magg. di Cèsar Frank. (…)”
Alfredo Gasponi, 1 maggio 2005

“Ci saranno artisti classici illustri come il violinista Vadim Brodsky, che terrà un recital per violino solo, e come il violinista Felix Ayo e la pianista Lya de Barberiis (allieva di Casella, concerti con Gavazzeni, Maazel…) entrambi sulla breccia da tantissimi anni, i quali suoneranno in duo la Primavera di Beethoven e la Sonata di Franck, nella stagione primaverile dell’associazione Musica a Piazza Navona. L’inaugurazione, nella splendido scenario della Sagrestia del Borromini presso la chiesa di sant’Agnese in Agone, è oggi alle 17.30 col giovane pianista avellinese Gianluca Di Donato, già allievo di Aldo Ciccolini, che suona musiche di Beethoven. (…) Musica a Piazza Navona ospita infatti diversi generi musicali, dai Lieder di Strauss e Mahler ai tanghi di Piazzolla fino alle canzoni napoletane scritte da grandi operisti come Rossini, Leoncavallo e Donizetti.
Alfredo Gasponi, 10 aprile 2005

“Musica a Piazza Navona, al via con Ciaikovsky”.
Cresce, la stagione di concerti che si svolge nello scenario unico della Sagrestia del Borromini annessa alle chiesa di Sant’Agnese in Agone. Nella nuova edizione della rassegna organizzata da Musia a Piazza Navona con gli interpreti giovani protagonisti delle scorse edizioni, ci saranno anche artisti affermati. Come l’ottimo violinista russo Vadim Brodsky, nipote del primo interprete del Concerto di Ciaikovsky, già allievo di David Oistrach e vincitore del concorso Wienawsky, che oggi alle 17,30 tiene il concerto inaugurale con il giovane pianista Sebastiano Brusco. Bel programma. (…) tra gli altri protagonisti, Elio Pandolfi in una serata dedicata all’operetta, il pianista Riccardo Gregoratti e il Quartetto Bernini.”
Alfredo Gasponi, 30 ottobre 2004

CITAZIONI

«Una piccola chiesa meravigliosa: la facciata, con i suoi avancorpi e le sue rientranze, è tanto bella quanto singolare»
(Montesquieu)

Le circostanze impedirono che la cupola di San Pietro apparisse affiancata da due torri. L’idea si realizzò concretamente in Sant’Agnese: qui cupola e torri formano una grande unità, perfettamente equilibrata nelle proporzioni. Mai prima d’ora era stato possibile allo spettatore abbracciare con un solo sguardo un così ricco e variato gruppo di torri e cupola, mentre allo stesso tempo subiva il fascino di intense suggestioni spaziali: egli si sente attratto nella cavità della facciata sopra la quale appare in lontananza la massa concava del tamburo. Nessuno può trascurare il fatto che il Borromini, pur adoperando la tradizionale grammatica dei motivi, ripeté qui l’inversione spaziale della facciata di Sant’Ivo[1]. (Rudolf Wittkower)

Malgrado le limitazioni imposte al Borromini, Sant’Agnese occupa una posizione eccezionale nella storia dell’architettura barocca. La chiesa va considerata come la revisione barocca della pianta centrale per San Pietro. La cupola di Sant’Agnese ha un posto distinto nella lunga serie di cupole derivanti dalla creazione di Michelangelo. Dal XVI secolo in avanti si può osservare una progressiva riduzione di massa e peso, un alzarsi del tamburo a spese della volta e una sempre maggiore eleganza della linea. Tutto ciò raggiunge quasi un carattere definitivo nella cupola di Sant’Agnese. (Rudolf Wittkower)

Sant’Agnese è il tipo rappresentativo di chiesa barocca a pianta centrale, modello di numerose derivazioni e contraffazioni: il Bernini, secondo la tradizione popolare, l’avrebbe criticata, anzi satireggiata, atteggiando una delle statue di fiumi della fontana di piazza Navona in gesto di terrore, con le braccia protese come per ripararsi dalla cupola, troppo avanzata sul prospetto. Ma non è vero niente di tutto ciò: la Fonte Pamfilia fu inaugurata nel giugno del ’51[2] e la chiesa cominciata nel ’53. Invece il Bernini si ispirò da S. Agnese quando nel ’58 costruiva S. Andrea al Quirinale, che però è assai meno bella, e che tuttavia il maestro considerava come il suo capolavoro architettonico. (Antonio Muñoz)