Gli Artisti di S. Agnese in Agone
Algardi Alessandro (Bologna 1595-Roma 1654), scultore
Di fondamentale importanza per l’orientamento stilistico e culturale furono sia l’essere stato alunno di Ludovica Carracci, sia l’attività di restauro e l’integrazione dei marmi antichi appartenenti al cardinal Ludovisi, che nel 1625 l’aveva chiamato presso di sé a Roma. Alcune imprese monumentali gli vennero affidate al tempo del momentaneo declino delle fortune del Bernini presso la corte papale. L’Algardi, pur sensibile all’influsso dell’arte berniana e dei dipinti di Pietro da Cortona, si ispirò principalmente agli ideali di classica compostezza e di equilibrio compositivo delle opere del Domenichino, di Guido Reni, di Poussin. Fu consideratogià dai contemporanei come il maestro del “decoro” classico in scultura, in opposizione alle “intemperanze” del barocco berniano.
Baratta Andrea (Carrara 1639- …), scultore
Documentato dal 1657 al 1700. Andrea Baratta insieme ai fratelli Giuseppe e Giovanni Maria unitamente a Pietro Bazzi, scolpì i capitelli dei campanili. In seguito all’intervento del Bernini si decise dal 1668 di ornare la facciata con un grande stemma di Innocenzo X retto da due angeli ed una serie di statue di Santi poste sull’attico. Di queste statue Andrea Baratta realizzò la Santa Eugenia (a fianco del campanile destro); avrebbe dovuto fare anche i due angeli dello stemma e ricevette per tutto questo pagamenti nel giugno 1669. Purtroppo la commissione fu sospesa nel 1668.
Bernini Gian Lorenzo (Napoli 1598 – Roma 1680), architetto, scultore e scenografo
Il virtuosissimo tecnico della scultura del tardo manierismo appreso nella bottega paterna e l’appassionato studio delle opere dei maggiori maestri del Cinquecento e di modelli ellenici si rivelano fin dalle prime opere come gli elementi fondamentali della cultura artistica del Bernini, il cui precoce talento si manifestò con i quattro gruppi marmorei scolpiti tra il 1619 e il 1625 per il cardinal Scipione Borghese. Con l’elezione al soglio pontificio di Urbano VIII (1623) il Bernini assunse posizione di primo piano negli ambienti artistici romani e la sua fortuna non conobbe declino, se si eccettua il breve periodo di allontanamento dalla corte papale all’inizio del regno di Innocenzo X. Nelle sue numerose realizzazioni l’armonica fusione di spazio e natura e spazio urbano si realizza in una vitale espansione delle forme e quasi in una perenne trasformazione e sublimazione della materia in luce e movimento. In possesso di una tecnica prestigiosa posta al servizio di una fertilissima immaginazione in perfetta consonanza con la cultura del suo tempo, il Bernini seppe dar vita e forma, nella sua vasta e multiforme opere, agli ideali, ai miti e alle ispirazioni temporali e spirituali della Roma papale del Seicento.
Borromini Francesco Castelli detto Borromini, architetto
(Bissone, Canton Ticino, 1599-Roma 1667)
La sua attività ebbe inizio a Milano dove probabilmente lavorò come scalpellino nel cantiere della fabbrica del Duomo, sotto la direzione dei Richini. A Roma, dove la sua presenza è documentata solo dal 1619, il Borromini proseguì per molti anni ancora nel modesto lavoro di intagliatore di marmi alle dipendenze del Maderno, di cui divenne collaboratore in S. Pietro e in palazzo Barberini. Solo nel 1634 tuttavia, dopo la morte del Maderno e la clamorosa affermazione del Bernini, il Borromini riuscì ad ottenere il primo incarico indipendente come architetto. La complessità geometrica delle piante degli edifici borrominiani riflette il contrasto di forze e di tensioni che fa da costante nucleo generatore delle invenzioni dell’artista, arretrando e flettendo le superfici murarie, con ritmo più morbido e lento oppure più drammatico e concitato, conferendo loro un irresistibile slancio verticale nell’assoluta continuità delle strutture. Personalità suscettibile, sensibile ed intransigente nei rapporti con i committenti, fu spesso in antitesi con gli ideali del suo tempo, in aspro dissidio con il Bernini, più per insanabile opposizione di temperamento e scelte culturali che per particolari vicende biografiche. Il Borromini si avvalse di un lessico figurativo di eccezionale ampiezza, ricercando nel possesso di una “tecnica” la via per arrivare alla più alta libertà di stile.
Buratti Giovanni
Realizzò il rilievo in marmo con Sant’Agnese condotta la martirio posto all’interno della cripta di Sant’Agnese. Uno dei documenti dell’Archivio Doria Pamphilj riporta la notizia che nel 1661 l’opera fu da lui realizzata: “…fa il Sig. Giov. Buratti scultore”.
Caffà Melchiorre (Malta 1630 – Roma 1667 ca), scultore
Nonostante la breve carriera fu uno dei protagonisti del secondo barocco romano. Allievo e collaboratore del Ferrata, si rifece piuttosto al Baciccio e al Bernini, reinterpretato con sottili trapassi luministici e pittorici in S. Caterina da Siena, in S. Caterina a Magnanapoli di Roma.
Ferrata Ercole (Pellio Inferiore, Como, 1610 – Roma 1686), scultore
A Roma fu in contatto con l’Algardi e il Bernini, e con quest’ultimo collaborò alla Cattedra di S. Pietro. La sua materia sembra essere lavorata con sensibilità ed estrema duttilità (S. Agnese in Agone).
Ferri Ciro (Roma 1634 – 1689), pittore
Scolaro e aiuto di Pietro da Cortona, ne completò i lavori interrotti (affreschi nella Sala di Saturno in palazzo Pitti a Firenze, 1659-1665); anche dopo la morte del maestro, avvenuta nel 1669, ne seguì strettamente lo stile. Tra i suoi risultati migliori figurano le Allegorie di Villa Falconieri a Frascati.
Gaulli Giovanni Battista detto il Baciccio , (Genova 1639 – Roma 1709) pittore
Trasferitosi assai presto a Roma, vi rimase per tutta la vita divenendo, anche grazie all’amicizia del Bernini, uno degli artisti favoriti dall’aristocrazia laica ed ecclesiastica. Fu membro autorevole dell’Accademia di San Luca. La sua opera principale, soprattutto per gli effetti spaziali della prospettiva atmosferica, è la decorazione del soffitto della chiesa del Gesù a roma con il Trionfo del Nome di Gesù (1672-1683): l’affresco, una delle espressioni dello spirito barocco romano, fonde influenze caravaggesche e berniniane e trova rispondenze stilistiche in tutta una serie di tele della maturità (comprese tra il 1672 e il 1675) dal segno dinamico e dal colorismo vibrante.
Maini Giovanni Battista (Cassano Magnano 1690 – Roma 1752), scultore
Arrivò a Roma nel 1709 dove fu allievo di Rusconi e poi di Filippo Della Valle e qui lavorò in numerose chiese esprimendosi con eloquente eleganza e finezza di modellato. Divenne accademico di San luca nel 1724, e Principe della stessa Accademia nel 1746. Lavorò in numerose chiese romane realizzando diverse statue, gruppi marmorei e monumenti funebri. Tra le opere principali si ricordano: due statue tra i Fondatori di Ordini in San Pietro in Vaticano, la figura bronzea di Clemente XII nella cappella Corsini in San Giovanni in Laterano e il Monumento del Cardinal Neri Corsini senior nella medesima Basilica. Lavorò in Santa Maria Maggiore, in Sant’Agnese in Agone, e in San Luigi dei Francesi. Realizzò numerosi disegni e modelli per argentieri.
Moderati Francesco (Milano, 1680 ca. – 1729 ca.)
Allievo di A. de Rossi, fu operoso a Roma dove venne eletto accademico di San Luca nel 1721. Eseguì, tra l’altro, la statua della Fede per la Cappella del Palazzo del Monte di Pietà e la Tomba per il cardinale Prioli nella chiesa di S. Marco.
Raggi Antonio (Vico Morcote, Canton Ticino, 1624 – Roma 1686), scultore
Studiò a Roma presso l’Algardi e il Bernini e intervenne in diverse imprese di quest’ultimo, come la Fontana dei Fiumi, per la quale eseguì il Danubio (1650-51). Il suo stile si distingue per la morbida, elegante grazia con cui tempera l’empito barocco nelle sue opere (Battesimo di Cristo, Roma, San Giovanni dei Fiorentini), Sant’Agnese in Agone.
Rainaldi Carlo (Roma 1611 – 1691), architetto
Collaboratore del padre Girolamo (Palazzo Pamphilj in Piazza Navona), realizzò la chiesa di Santa Maria in Campitelli (1656-1665) e i progetti, di notevole valore urbanistico, per le due chiese gemelle di piazza del Popolo (1661-1663).
Rainaldi Girolamo (Roma 1570-1655), architetto
Formatosi nella cerchia di Domenico Fontana, collaboratore di Giacomo Della Porta, proseguì la tradizione manierista nell’ambiente barocco. Lavorò prevalentemente a Roma dove la sua attività è documentata da altari e rifacimenti parziali di chiese e dal Palazzo Pamphilj in Piazza Navona (1650).
Retti Leonardo
Di origine lombarda, educato probabilmente a Parma, si trasferì a Roma dal 1673 circa. E’ documentato nel cantiere di Sant’Agnese dal 1666 al 1714. Il rilievo con il Martirio di Sant’Emerenziana iniziato da Ercole Ferrata fu terminato nella parte superiore della pala dal Retti.